"Nice" to Meet You

Kaejyla and Brynolf

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    Di una cosa era sempre stata convinta: nessun tipo di aiuto sarebbe riuscito a salvaguardare la vita della giovane ribelle. Più Amory continuava a dire il contrario, più lei si impuntava affinché il fato gli si ritorcesse contro.
    Non era una bambina, non aveva bisogno di protezione, né tanto meno di un ciarlatano dal carattere indomito che credeva d'essere la persona più influente e perfetta al mondo.
    Nessuno godeva di un'elevata importanza in quella Terra così cattiva e desolata, l'umanità era solo un'insieme di fantasmi che vivevano per far lotta tra loro, così da incoronare quello più temibile, quello dalle grandi gesta... che spesso conicideva con colui che col suo ingegnio - e spesso colpo di fortuna -, aveva messo a dura prova la propria esistenza, vendendola probabilmente, riuscendo a fare il maggior numero di morti.
    Erano gli assassini sotto forma di eroi ad andare avanti, e non altri... non i buoni, non i giusti, non i migliori... semplicemente gli assassini, coloro che avevano qualcosa da nascondere. E se quel rinomato Brynolf - di cui Kæjyla ignorava l'esistenza - era conosciuto per l'intero regno come il miglior shamano e maestro di Seiðr al mondo, probabilmente lo era anche perché lui - esattamente come gli altri - aveva dato l'anima al Diavolo e s'era divertito nel farlo.
    Perché avrebbe dovuto permettere che una persona del genere la seguisse e la trattasse da discepola? Perché doveva abbassare il capo dinanzi alla sua figura? Magari sarebbe persino stata costretta a baciargli i piedi per l'enorme favore che stava facendo al capo sacerdotale.
    Un'affronto, un'orrenda e terrificante sfida che non avrebbe accettato... se non fosse per i continui commenti dell'anziano.
    Era in debito nei suoi confronti... sin da quando i suoi genitori l'avevano lasciata alle porte di Uppsala e lui le era stato accanto, accudendola come fosse sua figlia... ma cosa le aveva chiesto in cambio? Cosa avrebbe dovuto fare?
    Ti aiuterà a cacciar fuori ciò che Frejya ti ha donato aveva detto.
    Tutte balle. Quella maga errante, quella... divinità - come quegli idioti eran soliti chiamarla -, non le aveva dato nulla. Dopotutto da quando in qua un essere mistico è disposto a donare le proprie abilità ad un'estranea? Una che preferirebbe vederlo bruciare al rogo?
    Frejya non era altro che una leggenda, così come Odino e tutti gli altri déi che quel branco di decelebrati venerava. Quanta ignoranza, quante storie e quante stupidità Kaejyla era stata costretta a respirare per tutta la durata dei suoi diciannove anni.
    Non era una credente... non lo era affatto, fosse per lei avrebbe bruciato ogni libro, accessorio o "talismano" che secondo la tradizione vichinga avrebbe legato il popolo agli Aesir e Vanir. Non esisteva nessun legame, nessuna connessione. Soltanto l'assurda pazzia che condivideva un popolo troppo ingordo di speranza... di positività e di desiderio di rivalza. Oh ma non avrebbero ottenuto nulla, lei lo sapeva: con la speranza non avrebbero fatto altro che aspettare un'intervento che non sarebbe mai arrivato. Perché era così... perché il mondo era fatto semplicemente per distruggere e nessun favoritisimo poteva esser donato. I deboli perivano con l'arroganza dei più forti e questi ultimi invece, con la competizione ed il desiderio di essere campioni. Alla fine ci si rimaneva schiacciati, alla fine tutti sarebbero stati schiacciati... perciò cosa diavolo s'aspettava di poter fare quel Brynolf? Cosa avrebbe potuto fare per cambiare il loro futuro? Nulla, era persino assurdo pensare il contrario.
    S'era categoricamente rifiutata, di accogliere lo sconosciuto nel luogo d'incontro prefissato da Amory... Kæjyla aspettava che questi ultimi entrassero direttamente nella dimora del gruppo sacerdotale perché mai - in vita sua -, si sarebbe abbassata al volere di una persona che non amava, di cui non si fidava e per cui non aveva nessun minimo di interesse.
    Perciò era lì, seduta nella sala degli incontri... un'espressione scocciata in volto e le dita che tamburellavano sul tavolo di legno ad intervalli regolari.
    l'umanità è solo un'insieme di fantasmi che vivono per far lotta tra loro
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    Ancora faticavo a credere di essere arrivato dove ero arrivato, era stata la mia ambizione per anni e ora ero considerato nell'intero regno come il miglior shamano e maestro di Seiðr al mondo. Inutile dire che mia madre non potesse che essere orgogliosa e fiera di me, dalla grande dote che Frejya aveva donato a uno dei suoi figli, cosa che a mio fratello ovviamente non era andata molto giù. Erano diversi giorni ormai che come mi vedeva si limitava a grugnire per poi andarsene il prima possibile, tutta scena, lo sapevo che infondo mi adorava. L'amore fraterno a volte doveva fare i conti anche con certi dissapori. Tral'altro non avrebbe dovuto avere proprio nulla di cui lamentarsi, lui si prendeva le acclamazioni in battaglia io nei miei doveri di shamano. Fatto sta che la mia attuale fama mi aveva posto davanti a una curiosa richiesta direttamente da Uppsala. Mi era stato chiesto dal capo dei sacerdoti di prendere una allieva, una giovane cresciuta lì nel tempio e che il vecchio Amory affermava di aver cresciuto come se fosse sua figlia. Una scelta ardua per un lupo solitario come il sottoscritto, certo amavo la mia famiglia, ma la maggiorparte del tempo negli ultimi anni l'avevo passato nella foresta solo in compagnia del mio fidato lupo. Quella ragazza, era una straniera, non aveva alcun legame di sangue con me, per quale motivo avrei dovuto renderla una mia protetta? Cosa avrei potuto guadagnarci? Ci rimasi a riflettere diversi giorni, ne parlai con mia madre, la migliore consigliera che potessi desiderare in quei momenti di dubbio. E nonostante mi trovassi nella posizione di potermelo permettere rifiutare la richiesta del capo sacerdotale di uppsala sarebbe potuta sembrare un idea poco rispettosa mentre, se avessi accettato, magari avrei potuto ottenere del benvolere da lui e, di conseguenza, probabilmente da tutto il tempio. Non avrei saputo dire in quel momento se potesse rivelarsi una mossa utile, ma di certo era meglio avere più alleati che nemici. Alla fine ci fu la decisione, avrei preso la giovane sotto la mia ala protettrice.

    Così partii alla volta di Uppsala, avevo fatto sapere a Höst che potesse rimanere a casa se lo desiderava, ma non c'èra stato verso. Era voluto venire con me, quasi come se fosse la mia stessa ombra. Ed infine giunsi alle porte dell' importante tempio di Uppsala, era quasi un vero onore per me essere lì. Feci presente il motivo della mia presenza e venni accompagnato verso la sala degli incontri. Una volta entrato mi fermai e rimasi ad osservare la giovane fanciulla seduta in quella sala, quei capelli argentati erano così inusuali. La osservai dall'alto in basso, senza togliere i miei occhi verdi da lei.
    "Devi essere tu la giovane, Kæjyla giusto?" Dissi abbozzando un sorrisetto. Finita la frase Höst rizzò leggermente il pelo e le ringhiò contro. Quando faceva così c'èra sempre un buon motivo anche se, ora come ora, non avrei proprio potuto capire cosa turbasse il mio lupo. "Pare che al mio lupo tu non piaccia. Mi chiedo perchè, ma lo scoprirò a tempo debito." Aggiunsi sornionamente dando una veloce occhiata al mio animale, zanne sguainate, pelo fulvo gonfio e coda dritta e tesa all'insù. "Höst, basta. Grazie dell'avvertimento, terrò gli occhi aperti." Dissi al mio fidato compagno regalandogli una veloce grattata dietro un orecchio. Il lupo non sembrò molto felice delle mie parole, apparentemente tornò quieto, ma rimase a fissare la ragazza con i suoi occhi ambrati. La teneva d'occhio, un passo falso e probabilmente gli sarebbe saltato addosso con intenzioni ben poco carine. "Dov'è Amory? Gradirei parlare con lui, o che almeno si degnasse di essere qui con noi." Chiesi poi a quella che sarebbe dovuta diventare la mia futura allieva. Dalla sua espressione però non pareva essere molto felice della cosa. Probabilmente doveva essere stata tutta una idea del capo sacerdote.
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    Edited by Bard - 9/5/2017, 01:01
     
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    Quanto le pesava. Quanto le pesava dover accettare un ordine che non le garbava. Avrebbe preferito essere altrove, avrebbe voluto poter aver una scelta, almeno sarebbe stata libera di declinare quell'insulsa conoscenza. Ma aveva le mani legate. Una era la cosa che le aveva chiesto colui che le aveva sempre fatto da padre... non sarebbe stato giusto vietargliela. Voleva il suo bene, era sempre stato così eppure soltanto con quella richiesta lo stava capendo.
    Soltanto grazie a quella pretesa Kaejyla aveva compreso quanto quell'uomo le volesse bene.
    Aveva rinunciato al suo ruolo per lei! Aveva deciso di affidarla nelle mani di quell'uomo semplicemente perché certo che quest'ultimo sarebbe riuscito a portare "sua figlia" alla realizzazione più grande. Aveva deciso di dividersi da lei perché soltanto lui poteva insegnarle l'arte della sopravvivenza e della magia.
    Abbandono? Forse era proprio di questo che aveva paura, coloro che avrebbero dovuto starle accanto erano scappati al primo pretesto, lasciandola sola.
    Era successo coi suoi genitori biologici e sapere che sarebbe successo un'altra volta la stava facendo andare fuori di testa.
    Ironico. Proprio lei, la ragazzina che non guardava in faccia nessuno, quella fredda, in costante conflitto col mondo intero. La stessa che evitava relazione serie per la paura di soffrire e di poter rimanere da sola.
    Oh, erano importanti i mille silenzi che creavano la maschera di una persona, chissà cosa sarebbe successo se questi decidessero di entrare nella testa degli altri. Chissà cosa sarebbe successo quando le maschere sarebbero state distrutte.
    Kae non desiderava saperlo, e con lei anche moltissime altre persone: meglio sfruttare un'altra identità anziché la propria, ricca di sentimenti, rancori e debolezze. Meglio crearsi un personaggio da poter interpretare.
    Almeno non ci si rimaneva scottati... almeno si aveva la possibilità di "sopravvivere".
    Chissà cosa ne pensava l'estraneo. Chissà quante maschere indossava, chissà quanto disposto era nel farsi conoscere realmente.
    Kae chiuse piano gli occhi, nervosa appoggiò una mano sul capo.
    Doveva resistere, far finta di niente. Era la più forte là dentro eppure per un momento si sentì così debole da rimanere quasi pietrificata.
    Ci pensò Ciara a richiamarla indietro. La sua aquila planò verso di lei e si posò sul tavolo che aveva al suo fianco.
    Piano abbassò il capo e lo poggiò dolcemente su palmo ora aperto della padrona.
    Kae riaprì gli occhi e successivamente li puntò sul viso della sua amica.
    Con l'altra mano accarezzò il bellissimo volatile e poi si permise di sospirare.
    - Aspettiamo ancora qualche minuto e poi andiamo via.
    Non ho nessuna intenzione di metter su le fondamenta. Dovrebbe esser lui ad aspettare, non io.

    pensò ad alta voce, ottenendo un cenno dal volatile, che dopo neanche qualche altro secondo drizzò il capo e puntò gli occhi all'entrata della grande sala.
    L'uomo che fece il suo ingresso, presentandosi al suo cospetto, fece inarcare un sopracciglio alla ragazza, così... improvvisamente ed in un modo strettamente naturale. Più lo guardava e più si chiedeva cosa mai avesse da insegnarle un tipo del genere.
    La postura fiera e sicura di sé la irrigidì terribilmente, portandola ad inclinare il capo di lato, la mano che ancora accarezzava la grande aquila al suo fianco.
    Aspettò che dicesse qualcosa e non appena le rivolse la parola - soltanto dopo averla studiata per bene - Kae alzò gli occhi al cielo.
    - Però, che occhio! riuscì a pronunciare, prima che l'animale al suo fianco, pensò fosse una buona occasione per ringhiarle contro.
    In quel preciso istante l'aquila si drizzò in volo, pronta a difendere la sua padrona, ci pensò Kae a fermarla, rivolgendole un "No" secco.
    - Non c'è bisogno, Ciara. accennò un piccolo sorriso per poi puntare lo sguardo sul nuovo arrivato.
    - Temo che l'antipatia sia reciproca. rispose calma, guardando il lupo in un tono di sfida.
    Che si avvicinasse... che soltanto ci provasse!
    Dov'è Amory? Gradirei parlare con lui, o che almeno si degnasse di essere qui con noi
    Era insolito che Amory fosse in ritardo, probabilmente voleva dare ai due un piccolo attimo di conoscenza... come se non avessero già tutto il futuro per farlo.
    - Cos'è Kjellson? Avete paura di discutere ed intrattenervi da solo con una ragazzina? domandò inarcando un sopracciglio, ridendo piano.
    - Non siete poi così pericoloso come dicono, allora! continuò, per poi indicargli la sedia vuota al suo fianco.
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    Rimasi a osservare con attenzione la giovane e i suoi atteggiamenti, che caratterino, già l'avevo capito che sarebbe stata dura farmi rispettare e tenerla a bada. E forse non sarei dovuto rimanere a rimuginare lì un minuto di più e andarmene subito in modo che quella ragazzina non sarebbe mai potuta entrare nella mia vita. "E non sai quanto ti sbagli, ragazzina insolente." Le risposi a tono per andarmi a sedere dove ella mi aveva indicato, la sedia vuota al suo fianco. Höst mi seguì piano guardando in cagnesco la ragazza e la sua aquila prima di sedersi accanto a me, quasi come una guardia, apparentemente quieto, ma pronto a scattare in caso di pericolo. "Vuoi parlare con me? Bene, e allora parliamo." Sbottai infine allargando le braccia. "Sai già fare qualcosa? Lo sai già usare il seid?" Domandai inarcando un sopracciglio. "Sai già volare?" Chiesi dando una veloce occhiata eloquente all'aquila per poi riportare lo sguardo su Kaejyla prima di abbandonarmi a una risatina. Quasi in parte a volerla punzecchiare tanto da rifilargli un sorrisetto beffardo. Non mi importava che capisse davvero di cosa stessi parlando, se non lo sapeva, forse, l'avrebbe capito a tempo debito. "E se c'è qualcosa in particolare che vuoi sapere, chiedi pure." Conclusi rendendomi veramente disponibile alla mia futura allieva. Chissà, magari si sarebbe rivelata più interessante del dovuto... e poi solo così forse avrei potuto scoprire qualcosa di utile su quella giovane dai capelli inusuali forse pure più dei miei.
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    Ragazzina insolente. Oh non poteva neppure immaginare quanto fossero vere quelle parole.
    Kae era insolente, intrattabile, arrogante persino... qualità che aveva coltivato sin dal primo vagito, le stesse che avevano temprato il suo carattere, facendola diventare la donna che - in quell'esatto momento - s'era fermata a guardarlo con un piccolo cipiglio alzato.
    Una risata uscì dalle sue labbra, essa durò poco... all'incirca una frazione di secondi, utilizzati semplicemente per riprendere il controllo della situazione, così da scrollargli da dosso l'attenzione, rigirandola a suo favore.
    Tuttavia davvero si sbagliava?
    Allora cos'era quella voglia che gli si leggeva negli occhi? Il desiderio di voler andare via lasciandola indietro? Cos'era quell'ombra sul viso che sembrava voler prender possesso del suo corpo, in modo da poterlo governare?
    Se non aveva paura di lei, perché tutti quei elementi sembravano urlare la loro presenza?
    Kae allargò sempre di più il sorriso sghembo e sicura di sé e dei propri pensieri alzò leggermente le spalle, lasciandosi andare ad un lungo sospiro liberatorio. Liberatorio sì... perché probabilmente quell'idiota s'era scoperto e contraddetto da solo.
    Brynolf Kjellson, il grande e spietato Shamano che aveva portato tanto incanto e mistero alla sua figura, non era nient'altro che un insulso uomo affetto da stupide ed insensate manie di grandezza. Come diavolo aveva fatto a far parlare di sé ancora non riusciva a capirlo!
    Interpretava il temibile personaggio freddo e distaccato devoto alle arti magiche, ma in realtà assomigliava sempre di più ad un piccolo e tenero gattino indifeso.
    Beh sì, probabilmente il termine tenero non lo descriveva poi così tanto, agli occhi di Kae sembrava difatti d'essere l'esatto opposto, ma dopotutto cosa importava più? Se credeva che col proprio carattere sarebbe riuscito a sottomettere il suo... beh, la sorpresa che tra non molto avrebbe ricevuto non sarebbe stata poi così tanto emozionante come s'aspettava.

    Vuoi parlare con me? Bene, e allora parliamo.
    Kae alzò gli occhi al cielo. Cosa diavolo avrebbero dovuto fare altrimenti? Farsi una ballata? Una giocata, per caso? Dannazione ma sapeva per cosa diavolo era venuto?
    Si trattenne dal ridergli un'altra volta in faccia ed ascoltò le sue domande, capendo perfettamente a cosa si riferisse.
    Poteva sembrare una stupida, di certo il suo carattere non l'aiutava a dare una buona impressione, ma se c'era una cosa per cui eccelleva era l'intelligenza. Amory stesso s'era beato e vantato spesso di questo suo tratto identificativo. Non tutti sapevano usare la testa... e non tutti avrebbero fatto ricerche... molti si sarebbero presentati all'incontro ignari di tutto ciò che poteva servire... ma lei no.
    Doveva comprendere cosa diavolo stesse succedendo alla sua vita, perciò il rimanere ignara era una cosa che non poteva permettersi.
    Se sapeva ancora volare? No. No non poteva ancora farlo ma presto... presto, quell'arte sarebbe stata sua.
    - Ciara ed io abbiamo un solido rapporto, ma Amory ha tenuto opportuno che io aspettassi, prima di usare i suoi occhi ed il suo corpo. disse distaccata, per poi sorridere sprezzante, pregustando già le mille maledizioni che Brynolf stesso si sarebbe mandato nell'insegnarle quella pratica così complicata. - Perché avete accettato? domandò non appena le domandò se c'era qualcosa che desiderasse sapere. - E come faccio a fidarmi di voi? Tante storie e dicerie ma son realmente vere? continuò, accarezzando il capo di Ciara, aspettando una sua risposta.


     
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    Rimasi ad ascoltare Kaejyla, che lei e la sua aquila fossero legati l'avevo già notato da me, non serviva che lo dicesse.
    Tuttavia dovetti rimanere piacevolmente sorpreso nel notare che la giovane non fosse una sprovveduta e, seppur mancante della
    abilità pratica, almeno dimostrava di saperne qualcosa a livello teorico.
    "Saggia decisione." Mi limitai a commentare, tra l'altro ricordandomi come io avessi rischiato sulla mia pelle
    quella cosa anni prima. Ero rimasto così estasiato dalla vita da lupo tanto che, nonostante gli avvertimenti di mia madre, ero
    rimasto lupo per giorni con la conseguenza che stavo iniziando a dimenticarmi cosa fosse essere un uomo, anche perdendo cognizione
    del fatto che il mio corpo fosse altrove e che si, anche se avevo cacciato,
    il mio stomaco umano avrebbe fatto la fame. E tuttò ciò non solo fece rischiare la morte del mio corpo ma
    anche che non riuscissi più a tornare indietro. Difatti dovetti ricorrere a davvero molta lucidità e forza di
    volontà per riuscire a tornare nel mio corpo accolto dai crampi della fame e un gran bel malditesta
    che non mi abbandonò per due giorni buoni. Inutile dire che il rimproverò che ebbi successivamente da mia
    madre fu uno di quelli che non ti scordi più tanto facilmente dove venni effettivamente a scoprire che avessi rischiato davvero tanto
    dove qualcun'altro, al mio posto, molto probabilmente non sarebbe più riuscito a fare ritorno.
    "Perchè ho accettato? Perchè sono un brav'uomo.
    Come avrei mai potuto dire di no a tuo "padre". Deve davvero tenere tanto a te."

    Mentii mantenendo un atteggiamento pacato ed affabile. Tuttavia quella tipa già non mi vedeva di buon occhio,
    e nonostante la mia bravura nella menzogna non potevo escludere che la ragazza potesse intuire che non fosse vero.
    Perchè in realtà non mi importava niente di lei, era solo un mezzo, per tentare di rendermi il più
    possibile amico il tempio di Uppsala. E quale miglior modo per farlo se non quello di ottenere la fiducia del capo sacerdote?
    Ero già arrivato molto in alto, ormai ero in tutto e per tutto un uomo temuto e rispettato, ma nulla mi impediva di
    tentare di fare ancora di più. Ovviamente però, per farlo, avrei dovuto realmente istruire con il mio
    sapere quella ragazza. Höst era solo un lupo, ma per quanto i suoi ragionamenti potessero essere più
    semplici ed istintivi dei miei, non c'èra mai da sottovalutare le sensazioni degli animali. Solitamente
    molto più acute di quelle degli uomini... quasi come se potessero leggere nell'animo delle persone.
    E il fatto che ad Höst quella giovane non piacesse mi dava da pensare. Quello era un comportamento
    che il lupo assumeva soltanto quando qualcuno mi era in un qualche modo ostile o quando sarebbe potuto succedere
    qualcosa di brutto. Anche tutte e due le cose messe insieme.
    Scrutai la giovane socchiudendo leggermente gli occhi. Era solo una fanciulla, perchè avrei dovuto temerla?
    Non avevo cattive intenzioni per lei che avrebbero potuto spingerla a ribellarsi in maniera aggressiva. Nonostante tutto sarebbe dovuta diventare
    per davvero la mia allieva. Non era una cosa su cui potessi fingere quella. Eppure il comportamento
    del mio lupo mi dava da pensare. Era una donna però... che potesse esserci il rischio che potesse superarmi?
    Che potesse mettermi nell'ombra? E farmi perdere tutto ciò che mi ero faticosamente guadagnato fino a quel momento?
    Le donne erano più portate per natura al Seid, motivo per il quale solitamente ci fossero più
    seiðkonur che seiðmenn, ma quello era un rischio che ne io ne mia madre avevamo tenuto più di tanto in considerazione.
    Eppure, adesso mi sembrava quasi un pericolo impercettibile ma allo stesso tempo ben palpabile.E forse Höst me l'aveva semplicemente fatto
    notare solo come un fidato compagno poteva saper fare. Alla fine, oramai, io e lui eravamo praticamente la stessa cosa.
    Ed era anche per questo che nutrivo una profonda fiducia in lui. La domanda ora però era: meglio rischiare oppure buttare
    tutto alle ortiche, forse fare una piccola figuraccia, ma tenermi stretta la mia posizione?
    "Bella domanda. Forse dovresti valutarlo tu stessa... anche se dubito che tu abbia realmente i mezzi per farlo.
    Potrai fare la saccente quanto ti pare ma, dopotutto, in realtà cosa ne sai davvero? Nulla."

    Risposi ai suoi dubbi sulla mia rinomata bravura. Ed era vero, se voleva davvero saperlo, forse
    l'unico modo sarebbe stato farmi vedere all'opera. E che mi vedesse pure, dopotutto in quello
    non avevo nulla da nascondere.
    Il lupo rosso potrà essere più quieto del lupo furioso, ma non per questo meno pericoloso.
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    L'aveva sorpreso. Il suo viso non faceva altro che urlare la sua inaspettata imprevedibilità.
    Quanto sciocca poteva mai essere una persona che si lasciava andare alla prima impressione? Che si permetteva di giudicare un suo prossimo in base a quest'ultima? Che si basava sul suo aspetto... sul suo modo di parlare e sui mille commenti che giravano riguardo la figura che aveva davanti?
    Era una cosa da stupidi... da idioti persino, non da perfetto e temibile sedir.
    Kae alzò gli occhi al cielo e poi ridacchiò, non riuscendo a fare a meno di identificare Kjellson in un piccolo bambino borioso e bisognoso di attenzioni.
    Saggia decisione le aveva detto... come se non fosse abbastanza forte da sostenere la difficoltà che albergava in quell'incanto... in quel rituale così meraviglioso quanto pericoloso. Probabilmente aveva addirittura pensato che lei, essendo una donna, non sarebbe riuscita ad appropriarsi realmente della sua Ciara neanche se quest'ultima l'avesse voluto.
    Molti eran soliti identificare il sesso femminile come quello più debole... eppure non c'era cosa più errata! Era la donna a donare la vita... ed una donna sapeva persino toglierla, oltre che cambiarla. Aveva la forza e la determinazione di mille uomini, che probabilmente non si traduceva in violenza ma in intelligenza e forza d'animo.
    L'animo di Kae non godeva di un buon benessere, era inutile negare l'oscurità presente al suo interno, ma nonostante questo il suo cuore era migliore di qualsiasi altra persona. Perché era presente, batteva e si faceva sentire in ogni piccolissimo secondo della sua vita.
    Abbracciava ed analizzava le emozioni che lo invadevano - quasi sempre inizialmente cercando di combatterle -, ma almeno - contrariamente dagli altri - successivamente si scopriva pronto ad accettarle... esattamente come l'amore e la gratitudine che la giovane provava per Amory, il capo sacerdotale che Kae aveva sempre considerato come suo padre, pur non essendolo realmente.
    Tuttavia, persino lei sapeva quanto avrebbe potuto rischiare incamminandosi in percorsi estranei... Amory aveva fatto bene a vietarle di congiungersi a Ciara: la morte l'avrebbe potuta raggiungere al primo tentativo e lei non poteva permetterlo... aveva ancora tanto da dare e tanto da ricevere. Da Amory, da quel Tempio, da quel mondo ed anche da Ciara stessa... per questo aveva scelto di non mettersi contro la sua parola, aspettando l'arrivo di Kjellson.

    Lasciò lasciare il discorso, scegliendo volutamente di non rispondere al suo commento, e poi curvò ancor di più le labbra, scuotendo il capo nel momento esatto in cui l'uomo le rivelò il "vero" motivo che l'aveva spinto ad accettare la proposta offertogli. - Oh sì... e tutti sappiamo quanto possa servire un capo sacerdotale del calibro di Amory ad un così caro brav'uomo come voi, giusto? rispose sarcastica, modellando la sua espressione facciale, rendendola maledettamente seria, facendogli percepire chiaramente quanto poco avesse creduto alle sue parole.

    Lei faceva la saccente? a quell'affermazione la ragazza non poté fare a meno di tornare a qualche minuto prima... a quando aveva alzato gli occhi al cielo.
    Lo guardò per circa qualche secondo, aspettando che aggiungesse qualsiasi altra cosa, qualcosa vicina ad una scusa magari... si sentì sempre più delusa quando non avvenne. - Sorprendente! Siete così forte da saper leggere persino i miei pensieri? domandò retorica, per poi scuotere il capo. - Ho mai detto di saperne qualcosa, "caro brav'uomo" Kjellson? lo beffeggiò - Se le fa così tanto male sentire commenti su di lei lavori un po' sulla sua autostima... invece che comportarsi da idiota... non avrò mai nulla da imparare da un bambino. lo provocò un'altra volta, prendendosi poi qualche secondo per accarezzare il pelo della sua Ciara. - Quando incominciamo? s'informò poi.


     
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    Ci rimasi a riflettere, ma ora come ora non potevo più tornare indietro, farlo mi avrebbe potuto mettere molto più in ombra della ipotesi che quella giovane dai capelli candidi potesse essere più brava di me. Dopotutto però in quel caso avrei comunque potuto avere per difendermi il fatto che fossi stato io a istruirla e che di certo per aver fatto ciò non potessi essere un inetto. Ma, anzi, lei fosse così brava proprio per quel motivo. Mi scambiai una veloce e profonda occhiata con Höst, a lui Kaejila non piaceva, e nemmeno a me a dire la verità. Ma ormai non avevo altra scelta che quella di rischiare e il mio lupo non sembrò avere nulla da obbiettare oltre che rifilare occhiataccie guardinghe alla giovane e la sua aquila. "Che fanciulla adorabile." Mi dissi sarcasticamente senza darlo a vedere se non per un lieve sorrisetto tirato. "Quello che intendevo dire è: guardami e fatti un tuo parere. Io faccio solo quello che devo, quello che poi racconta la gente non è affar mio." Spiegai mantenendomi il più paziente e comprensivo possibile poggiandomi coi gomiti sul tavolo. Se le pesava tanto farsi insegnare da me perchè diamine non se la prendeva col suo maledetto padre adottivo? Dopotutto era stata tutta una sua idea. Inarcai appena un sopracciglio quando mi chiese quando avremmo iniziato con i suoi insegnamenti. "Una volta arrivati a Kattegat. E, se Amory me lo permetterà, partiremo domani mattina. Altrimenti oggi stesso." Le risposi mentre sentii Host emettere un basso ringhio. Abbassai lo sguardo a guardare il lupo rossiccio con le zanne sguainate in direzione di Ciara. Effettivamente io avrei potuto decidere per la ragazza, ma l'aquila era senz'altro un fuori programma non da poco. Perchè quella al lupo piaceva ancora meno ed ero certo che, se solo avesse potuto, l'avrebbe voluta ben volentieri sbranare. Io mi limitai solo a dargli delle grattate a un lato del collo, poco sotto una guancia. "Però se c'è qualcosa in particolare che vuoi vedermi fare, se mi sarà possibile, la faro qui in modo che tu possa vedere con i tuoi occhi o meno se i miei "fantomatici poteri" sono una verità o una menzogna." Affermai poi convinto mentre ancora davo delle grattate a Höst mentre attendevo una risposta dalla mia futura allieva. Almeno così forse avrebbe smesso di avere da ridire sulle mie presunte capacità.
    Il lupo rosso potrà essere più quieto del lupo furioso, ma non per questo meno pericoloso.
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    Kae possedeva tanti pregi - così come tanti difetti -, ma quello che aveva sempre giovato alla piccola testolina color argento, era la perfetta attenzione che riservava ai particolari. I così detti dettagli.
    Raramente commetteva errori e raramente riusciva a sbagliare nell'inquadrare una persona. Perché? Perché Kae si fidava soltanto di sé stessa. L'aveva imparato a sue spese e a sue spese aveva constatato quanto soddisfacente e maledettamente utile poteva essere un'occhiata di troppo. Ormai lo dicevano tutti: "gli occhi erano lo specchio dell'anima", potevano rivelare molte cose... cose nascoste, segreti che spesso le persone avrebbero preferito mantenere nel proprio cuore.
    Lei? Lei doveva essere abbastanza brava per captarli. Soltanto in quel modo sarebbe riuscita a comprendere perfettamente se la persona che aveva davanti nascondeva qualcosa...
    ...e Brynolf nascondeva più di un semplice segreto. La sua testa stava progettando chissà quale piano, al suo interno mille pensieri sembravano non far altro che continuare a girare e Kae... beh Kae non poteva abbassare la guardia.
    Cosa diavolo stai progettando, brav'uomo? pensò puntuale, mentre con pura indifferenza si convinse a spostare lo sguardo sul bel quadretto che si faceva spazio davanti ai suoi occhi.
    Brynolf e Host... quei due sembravano avere lo stesso identico rapporto che lei aveva stretto con Ciara e questo, doveva ammetterlo, un po' la preoccupava. Perché se era così, se aveva ragione ed il suo istinto non sbagliava, quel lupo avrebbe fatto di tutto per il suo padrone. E questo poteva giovarla da una parte - dopotutto era il suo maestro o no? se non c'era lui che le insegnava l'arte della magia chi altro poteva farlo? - ma maledirla dall'altra. L'uomo non sembrava affatto raccomandabile... così il suo fidato compagno d'avventura.
    Kae spostò lo sguardo ed inclinandolo piano incominciò a pensarci... era anche vero che lei non gli avrebbe dato vita facile. Affatto, poteva fare impazzire entrambi, se soltanto ci si metteva d'impegno e beh... era chiaro a tutti: Kae otteneva sempre ciò che voleva.
    Quello che intendevo dire è: guardami e fatti un tuo parere. Io faccio solo quello che devo, quello che poi racconta la gente non è affar mio. come svegliata da uno strano sogno, la ragazza scosse leggermente il capo e lo rivolse verso quello dell'uomo. - Oh sì... non mancherò. e di questo era perfettamente certa. Già non prendeva ordini così facilmente, si sarebbe rifiutata di fare alcunché se il tempo avesse confermato i suoi pensieri.
    - Da quanto tempo lo fai? domandò sapendo perfettamente quanto l'avrebbe potuto infastidire quella domanda. - E chi ti ha mai insegnato? continuò, inarcando un sopracciglio per spingerlo a rispondere.
    Poteva chiamarla ficcanaso o come diavolo voleva... a lei non sarebbe importato. Dopotutto quand'è che era mai successo?

    Kattegat. Voleva andare a Kattegat. - Perché Kattegat? Hai qualcosa in sospeso lì? chiese guardinga. Se si sarebbe mossa e l'avrebbe seguito? No. No se non le avrebbe dato una risposta soddisfacente. Al diavolo Amory e quel che voleva. Non era una stupida... avevano fatto di tutto per mantenerla lì... in quel covo di folli, adesso ci sarebbe rimasta.
    Però se c'è qualcosa in particolare che vuoi vedermi fare, se mi sarà possibile, la faro qui in modo che tu possa vedere con i tuoi occhi o meno se i miei "fantomatici poteri" sono una verità o una menzogna. A quelle parole la giovane Kae non poté fare a meno di ridere. - Ma come... "se mi sarà possibile"? Sei o non sei ... "il potente shamano"? lo prese in giro scuotendo leggermente il capo. - Ed io che credevo sapessi fare di tutto... continuò improvvisando un'espressione risentita.


     
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    Socchiusi gli occhi mantenendo uno sguardo ferale quasi quanto quello del lupo al mio fianco rimuginando sul possibile guaio in cui potevo essermi cacciato. Ero già abituato a occuparmi dei miei nipoti, motivo in più per il quale non mi ero troppo preoccupato nell'accettare quella proposta del capo sacerdotale di Uppsala, ma che potesse capitarmi proprio una giovane dal pessimo carattere, beh, non l'avevo proprio tenuto in conto. Quella Kaejila era probabilmente una delle persone più insopportabili che potessi mai aver potuto incontrare e quasi mi chiedevo se insegnarle ad usare i poteri insiti nel suo animo potesse essere una cattiva idea. Nessuno mi avrebbe potuto dire come li avrebbe usati o se avesse potuto usarli contro di me. Una cosa era certa però, non gli avrei insegnato un bel nulla fin quando lei non si fosse dimostrata più fiduciosa e meno ostile nei miei confronti. Aggrottai appena un sopracciglio quando sentii le prime delle sue domande. L'aquilotta ora mi lanciava un altro interrogatorio. "Da quando ero un bambino, sai com'è roba di famiglia. E mia madre mi ha guidato sulla retta via pian piano giorno dopo giorno." Risposi a entrambe le domande da bravo lupo paziente, ecco, quella sarebbe stata la mia unica arma contro di lei: la pazienza. Alla ennesima succesiva domanda però rimasi quasi sorpreso che la cosa probabilmente non gli fosse stata detta, ma beh, dovetti demolire qualsiasi strana idea potesse essersi fatta in quel poco tempo per porre una domanda simile. Ero un lupo solitario e un lupo solitario difficilmente aveva nemici. Sopratutto se non andava a cercarseli. "Perchè ci vivo, non crederai mica che io lasci la mia famiglia per te." Replicai con una pacata serietà alzando vagamente gli occhi al cielo e scuotendo appena la testa nascondendo una piccola punzecchiata implicita nella frase. Ovvero che per me lei valesse meno di nulla e che lo capisse o no, anche se valutavo lo sospettasse già di suo, non mi importava. Anzi, in parte volevo rendergli ben chiaro a cosa potesse andare incontro e se avrebbe desistito mi sarei anche tolto quel problema dai piedi senza fare figuracce o gesta che avrebbero potuto far indispettire Amory. "Ovvio che so fare tutto. Tutto quello che uno shamano può saper fare. E per fare alcune di queste non mi bastano le mie manine, perciò o mi viene dato il necessario, o qui non si può fare." Conclusi quella serie di domande stavolta con una vaga nota sarcastica quasi a voler punzecchiare quella che sembrava una sorta di ignoranza nella giovane. Ma, probabilmente, essendo estranea alla cosa non avrei infierito oltre. Fatto ciò però tornai a chiarire di questioni più importanti con estrema e dura schiettezza. "Ma tornando a Kattegat, se verrai con me passerai sotto la mia completa tutela. E per questo mi aspetto un minimo di rispetto da parte tua altrimenti scordati i miei insegnamenti, chiaro ragazzina? Non ho proprio intenzione di insegnare un bel nulla a chi non se lo merita. E in caso la cosa non ti andasse giù beh, nessun problema, puoi rimanere qui e probabilmente non vedrai più il mio brutto muso." Affermai dunque con altera fermezza, ero un adulto maturo e con i miei anni di vita sulle spalle e non esisteva che una ragazzina mi mettesse i piedi in testa o dettasse legge a casa mia. "Vedi tu cosa vuoi fare, dopotutto la scelta è tua." La lasciai con quella scelta mentre i miei occhi verdi erano puntati nei suoi. Che fosse il momento della resa dei conti? Di una scelta? E forse di un cambiamento nel futuro di entrambi.
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    Pessima decisione. Oh sì... era stata davvero una pessima decisione quella di chiedere aiuto ad uno come lui, più lo guardava e più Kae non pensava ad altro. Se soltanto Amory non le avesse fatto quello scherzo... se soltanto lui non avesse ceduto all'assurdo pensiero che gli era entrato nella testa... se soltanto avesse fatto un passo indietro, probabilmente lei non avrebbe mai dovuto incontrarlo.
    Lo odiava. Già lo odiava... sì, non lo conosceva nemmeno, non aveva abbastanza elementi per poterlo giudicare eppure più ascoltava la sua voce più la voglia di zittirlo e metterlo da parte si faceva sentire. E lui lo sapeva... oh sì che lo sapeva, e sicuramente ci sguazzava felice, dentro quell'ostilità che vedeva nei suoi occhi...
    Ma non aveva ancora compreso in che guaio s'era messo. Aveva accettato la proposta di un uomo, un capo sacerdotale soltanto nella speranza di potergli strappare numerosi privilegi... aveva pensato di farsi furbo, di giocare sporco... sicuro che lei gliel'avrebbe permesso... che sciocchezza, che cosa terribilmente stupida.
    No. Non avrebbe avuto un soldo da lui. Non avrebbe ricevuto nessun favore dal Tempio, se non sarebbe stato al suo posto e non avrebbe smesso di trattarla come una bambina! Kae non era una bambina, prima se ne accorgeva, prima sarebbe riuscito a respirare e a camminare con la testa attaccata al collo.
    Non le faceva paura. Non credeva neppure a metà, delle storie che la gente mormorava su di lui. Ed il suo lupacchiotto, quello che continuava a guardarla in cagnesco, avrebbe presto dovuto cambiare impiego... perché non avrebbe permesso che le si mancasse di rispetto, né tanto meno che una bestiola come lui la minacciasse. Kae sapeva farsi rispettare... e così anche la sua Ciara. Sorrise, accarezzando il bel volatile al suo fianco, la sua unica amica.

    Quindi sua madre l'aveva guidato sulla retta via. Doveva aver fatto un ottimo lavoro se era davvero diventato quello che tanti affermavano. - Mi chiedo ancora perché mai Amory abbia chiamato voi e non lei... dopotutto più uno shiamano era anziano più incanti si potevano imparare. - Forse davvero non siete poi così insignificante... pensò ad alta voce, per niente intimidita da metter a tavola ciò che pensava di lui.
    Beh sì, l'avrebbe scoperto: Kae era senza peli sulla lingua... un pregio che molti detestavano... non che a lei importasse.
    "Perchè ci vivo, non crederai mica che io lasci la mia famiglia per te." A quelle parole Kae annuì e ridacchiò divertita. Pensava davvero che se la sarebbe presa per una cosa del genere? Lo credeva realmente possibile? Dannazione era davvero un idiota allora!
    - Beh sono sollevata che sia così... anche io farei lo stesso se mi trovassi al vostro posto! alzò le spalle tranquilla, per niente colpita da un'affermazione così leggera.
    Quando però si tornò a parlare delle sue prestazioni, Kaejyla non poté che curvare sempre di più le labbra. O dannazione sì... sì che si sarebbe divertita al suo fianco: erano già al primo incontro e lui non solo la derideva, prendendola palesemente in giro, ma la minacciava anche! Però ... che classe. - Mi rincresce che voi non sappiate tenere a freno i capricci di una... bambina... ma aimé questo non è un mio problema. Sta di fatto che o mi insegnate... oppure potete dimenticare tutto ciò che Amory vi ha promesso e che voi avete chiesto con tanto ardore. dopodiché si alzò e voltandogli le spalle abbandonò la stanza. - Vi aspetto domani mattina, qui, alle prime luci dell'alba. Ah eh... siate puntuale... odio aspettare. disse.
    - Ciara?! sussurrò chiamando il suo falco, alzando appena la mano.


     
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