Dubbi e domande, e questioni irrisolte.

Katrîna Kīdagakasha Nëdăkh x Ingriðr Fríða Matthildir

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    Quello che provavo, oramai a nascondere a me stessa e a non fare vedere la vera se stessa, salvo che ad una delle persone alla quale potevo fidarmi e che perfino Clara, la mia miglior amica - non poteva capirmi...non per il fatto che fossi così dura con me stessa o con l'altra gente che ahimè mi riconosceva solo come una delle guerriere che difendeva per "vendicarsi" dei suoi familiari ma soprattutto combattevo per l'onore e l'anima del più umile ma importante della mia vita -, quasi quanto lo potesse essere ora Păul alla quale provavo più di un affetto.
    Chi era quella persona? Non poteva che esser l'indovino del villaggio di Kattegat. Io Katrîna Kīdagakasha... è da quando avevo compiuto diciotto anni che mi recavo nella sua piccola ma, piena di segreti d'altri uomini e donne, che non mi permettevo di sapere o comunque di chiedere al momento del bisogno tutti quei minimi particolari e dettagli che tutti volevano sapere.
    Nonostante tutto mentre camminavo e dunque osservando tutta la villaggiatura così verdastra e scura. Stavo pensando il che cosa domandare o farmi consigliare, e poi mi venne in mente solo un paio di cose da poterli riferire ed infine esordire cioè volevo chieder all'indovino: "Che avrebbero fatto gli dei ossia Freyr e Freya oppure Odino il grande Dio.."
    Mentre proseguivo nella mia attraversata, della dimora dell'Indovino osservando ancora l'enorme naturalezza del campo della Kattegat in cui v'ero cresciuta ed in tutti i capanni..., temevo del mio futuro, delle domande mi sorsero in un dubbio in quel mattino fresco dell'alba:
    "Stavo facendo la cosa giusta per me? Quando..., e ad quanti anni avrò una famiglia tutta mia? E se lavrò poi potrò continuare ad essere una guerriera al servizio del Dio Odino?".

    Il tempo scorreva velocemente quel giorno; ero vestita con un abbigliamento adatto con un mantello rossastro sopra alla testa e alla parte, sottostanze indossavo un vestito fatto da Clara d'un colore blu con vari ornamenti e rune,sopra alle spalle. Insomma un vestito che fosse adatto all' incontro con la persona alla quale davo davvero tutta la fiducia e soprattutto la confidenza in lui.
    Sebbene ero molto vicina all'allocuzione ove dovevo andare vidi la giovane Fríða che si trovava nelle vicinanze della dimora dell'Indovino, così come d'abitudine era fare e per rispettare gli altri cittadini la salutai con un cenno del capo:
    «Hej kära Frida, hur det går i dag? Jag hoppas att allt är bra. Jag som vanligt jag går till dell'Indovino bostad. För råd ...»

    "-Salve cara Fríða, come le sta andando oggi la giornata? Spero tutto bene. Io come al solito mi reco alla dimora dell'Indovino. Per dei consigli...-"


    Così con adeguatezza e anche della calma miscelata assieme alla paura del sapere il mio futuro bussai senza alcuna esitazione, anch'essa stessa era leggibile quando frequentavo quel luogo a me caro. Nel mentre entrai nella stanza non immaginavo che l'indovino, alzasse immediatamente il capo della sua testa anche perchè lui già prevedeva quell'incontro, o meglio io, Katrîna Kīdagakasha lo intuitii perché si sapeva che essendo un veggente egli, guardava al di là di quello che ognuno doveva sapere e affrontare dunque ognuno di essi voleva sapere sempre piu', con estrema cura ed eleganteria anche se non era una mia abitudine farlo mi sedetti per poi procedere alla questione che dovevo ahimè porre all'uomo dall'aria assai stanca dinnanzi a me :
    «Gubben ville veta om jag någonsin kommer att ha min egen familj, och om ja, då vad som kommer att hända med min framtid som en krigare plangonæ? All Lita på mig åtminstone de få medborgare i Kattegatt. Vad skulle det av Frej och Freja och Oden?»
    "-Vecchio mio volevo sapere se avrò mai una famiglia mia, e se sì, cosa ne sarà poi del mio futuro come guerriera plangona? Tutti confidano in me perlomeno quei pochi cittadini di Kattegat. Cosa farebbero gli dei Freyr e Freya e Odino?-"

    <<sapevo, saresti venuta a pormi questi tuoi dubbi. Oh quello che vedo nel futuro è che sarai sempre al servizio di chi vuole viaggiare verso l'ovest!! Nessun matrimonio al momento...è in atto solo questo. Una guerriera come te dovrebbe saperlo oramai... >> E fece una risata come per prendermi in giro. Non lo faceva solo con me ma, si sapeva che ahimè gli indovini e veggenti adoravano le disgrazie altrui quindi, lo lasciai ridere. Finché non si bloccò porgendo per quello che osservai scompostamente la mano - avvicinarsi alla bocca dapprima esitai. E comunque non fui soddisfatta del suo responso...ma com'era abitudine fare per tutti, gli leccai la mano ed uscì, con la testa abbassata.
    Φ
    A volte gli Dei ci pongono di fronte ad eventi del genere, per metterci alla prova. Lei mi ha lanciato una sfida e io intendo accettarla.Φ
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    Edited by ~ Lexi ~ - 14/4/2017, 00:49
     
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    Vuota, vittima di un terribile destino che la vedeva lontana dagli amati genitori. Non poteva credere che gli Déi le avessero fatto una cosa del genere. Non poteva credere che l'avessero tradita in quel modo, che avessero permesso a dei mostri di toglierle le uniche persone che l'erano mai state accanto. Gli unici punti di riferimento... gli stessi che avevano volutamente scelto di abbandonare i propri piaceri terreni semplicemente per accudirla e per far di lei, una giovane Vichinga rispettabile.
    I coniugi Matthildir avevano sacrificato la loro vita per darle una buona istruzione, per amarla e crescerla com'era giusto che fosse.
    Oh erano tante le famiglie che aveva conosciuto, che aveva osservato dall'ombra del suo nascondiglio. Non tutte erano l'emblema della perfezione, non tutte vantavano di una buona predisposizione e non tutti i capostipiti erano favorevoli all'annullarsi.
    I suoi genitori - invece - avevano appoggiato e seguito una decisione che anziché portarli all'alto della catena alimentare, li aveva fatto invece recedere... avevano lasciato l'ascia e tutto ciò che ne derivava per poterle dare un futuro degno di una vera donna, ma cosa ci avevano guadagnato? Cosa diavolo ne avevano avuto in cambio?
    Gli Déi avevano voltato loro le spalle... e l'avevano fatto col peggiore dei modi: lasciandoli andare incontro alla loro morte. Odino sapeva perfettamente quel che sarebbe successo nella contea del Wessex, la stessa che gli inglesi avevano concesso ai Norreni.. sapeva che la maggior parte degli agricoltori sarebbero stati uccisi, eppure aveva permesso che i suoi genitori facessero parte del numeroso gruppo. Aveva permesso che loro la lasciassero, che l'abbandonassero, rinchiusa in un posto che non considerava casa e che per conto suo non l'avrebbe mai fatto. Perché Kattegat non le era mai appartenuta, né considerava fosse una sua dimora... semplicemente, per Ingrigr, casa eran sempre state quelle due persone che ogni mattina le sorridevano. Quelle due persone per le quali avrebbe fatto di tutto, per le quali aveva fatto di tutto.
    Non era neppure riuscita a salutarli. Non sapeva se suo padre sarebbe mai stato fiero di lei e non avrebbe mai potuto parlare di frivolezze con sua madre Fríða, l'unica donna che la trattava con un'occhio di riguardo. L'unica che non la considerava pazza e che le voleva bene.
    Gli Déi non avevano soltanto distrutto la vita di due povere persone, ma avevano rovinato persino quella di una ragazza: una ragazza ancora troppo indifesa e debole per andare avanti. Una ragazza che in quel preciso istante sembrava l'ombra di sé stessa. Una ragazza che probabilmente non sarebbe mai più riuscita a sorridere.
    Aveva cercato di parlare con loro, aveva fatto di tutto per riuscire a farsi dare qualsiasi tipo di informazione dall'Indovino, l'unico che poteva sapere realmente com'erano andate le cose... l'unico che avrebbe saputo rispondere ad ogni domanda, se soltanto avesse voluto. Eppure nulla di tutto questo le era stato concesso. Aveva lasciato la dimora dell'indovino con le stesse emozioni con cui era entrata, la stessa identica sensazione di incomprensione, di estraneità e di freddezza.
    Gli interrogativi non erano stati risolti e lei si sentiva sempre più sola e sempre più inutile.
    A cosa sarebbe servito continuare a vivere?
    Ingrid alzò piano il viso ed appoggiando una mano sulla gamba, seduta sotto la corteccia di un albero vicino alla Dimora, puntò lo sguardo sull'entrata della residenza, attratta dai movimenti che sentì al suo interno. Neanche qualche secondo, che la figura della guerriera Katrina - che aveva già precedentemente riconosciuto e salutato - entrò nella sua visuale.
    Il capo abbassato e l'aria sconfitta le fece credere che anche lei - probabilmente - avesse ricevuto un'indesiderata risposta dagli Déi. - Brutte notizie? chiese accennando un piccolo sorriso, sperando che almeno lei avrebbe voluto sfogarsi, così da metter da parte tutto ciò che più l'agitava e preoccupava.

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    Sentirmi umiliata così tanto per me dall'Indovino, era stato fin troppo disgustoso e incivile. Mi sentivo più che umiliata, anzi derisa... era la parola più adatta per il mio umore attuale.
    L'insulso pensiero che dovevo ancora essere una donna senza una famiglia ed un uomo accanto a me da dover sposare ma, con il vantaggio d'essere una delle migliori combattenti di Kattegat.
    Beh mi fece imbestialire per il solo fatto che possedevo oramai da ragazzina quasi quindicenne una dimora chiamata fattoria, lo dovevo tutto questo per i miei amati genitori Shěrmeinø e Lëirâ, ma soprattutto per mio nonno Andrìķ, vittime di stranieri provenenti dal Wessex, e che volevo assolutamente vendicarli tutti e tre.
    Ogni volta che mi venivano in mente questi vecchi ma bei ricordi sapevo per chi ero ancora viva e qual'era sopratutto il mio Destino: quello di essere sempre al servizio di Odino..e cosa ben più importante è che non potevo assolutamente risultare fragile agli occhi dei cittadini di Kattegat ma soprattutto per quegli occhi come ad esempio la mia schiava Clara che inoltre per qualche strana ragione – quest'ultima vedeva me stessa come un qualcosa di più di una migliore amica. Difatti ogni minima volta che mi guardava coi suoi occhi.–
    Le brillavano come una ragazzina innamorata per la prima volta, ma ahimè io non la vedevo allo stesso modo, però le volevo bene come fosse una sorella per me null'altro.
    Comunque camminando sempre a testa bassa per la troppa irrisione, venni bloccata dalla graziosa fanciulla vichinga Ingriðr Fríða.
    La quale domandò se avessi brutte notizie, solitamente non amavo molto confidar i miei più profondi e oscuri segreti che tenevo a caro nel mio cuore e soprattutto nella mia testa laddove nessuno può leggerti ahimè dentro la mia psìche... ma, principalmente nell'animo.
    Quindi con la mia solita languidità...cambiai l'espressione che avevo quando ero uscita dalla Dimora dell'Indovino, e dissi alla ragazzina dinnanzi a me:
    «Inga nyheter mata min kära Fríða kommer att bo ensam ens för en stund, men åtminstone vänta på mig en resa till väst...

    -«Nessuna novità mia cara Fríða rimarrò sola ancora per un pò, ma in compenso mi aspetterà un viaggio verso l'ovest...»

    Vedendo quella ragazzina sorridermi così non potei far a meno che chiedere come stava andando il suo di destino.

    «Och du Fríða? Vad de har i Serbien Gods??»

    «E tu Fríða? Cosa hanno in serbo gli Dei?»

    Domandai con una certa curiosità in volto.
    Φ
    A volte gli Dei ci pongono di fronte ad eventi del genere, per metterci alla prova. Lei mi ha lanciato una sfida e io intendo accettarla.Φ
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    Edited by ~ Lexi ~ - 16/4/2017, 13:26
     
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    Risposte, era quello il motivo principale che spingeva il popolo vichingo tra le braccia di quell'individuo. Risposte di cui soltanto l'indovino poteva avere informazioni... perché era a lui che gli Déi parlavano... a lui e lui soltanto.
    Molte erano le persone che - uscite dalla Sua dimora - condividevano la stessa espressione di Katrina, Ingridr aveva avuto modo di notarle più volte e nonostante provasse per loro un profondo sentimento di delusione e quasi odio, proprio non riusciva a non rimanerci male. Perché la ferita, il dolore, la sofferenza e la morte le conosceva, le aveva vissute sulla sua pelle, direttamente le prime indirettamente l'ultima, perciò sorridere delle disgrazie che presto sarebbero capitate a coloro che ancora considerava nemici le era impossibile.
    Con Katrina era diverso, Katrina aveva sempre avuto un comportamento diverso da quello degli altri, Katrina la rispettava, l'ascoltava e non la trattava con estrema noncuranza soltanto perché agli occhi della società poteva sembrare strana ed anonima. Katrina era diversa, per questo - non appena la guerriera le rispose - Ingridr non poté fare a meno che far fiato ai suoi pensieri. - Non credo tu sia sola, sai' affermò risoluta - Le persone ti vogliono bene... ti rispettano. E se per adesso l'indovino non vede un amore o una famiglia ad attenderti, questo non vuol dire che non succederà. sorrise piano, spostando lo sguardo sul posto accanto a sé, sbattendoci piano la mano due volte, come a farle segno di raggiungerla.
    E tu Frida? Cosa hanno in serbo gli Déi?
    Frida... sua madre era stata l'unica ad essersi imposta a chiamarla così. Sorrise, ricordando il suo splendido volto. - Io... io non lo so. rispose abbassando il capo. Non ho mai chiesto qualcosa. Ho... ho il terrore di scoprire ciò che mi attede. Se avrò solo del dolore atroce preferisco non saperlo. scosse leggermente il capo. - E' da stupidi e codardi, vero? continuò sicura. Perché sì... per lei lo era.

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    Scusa per il post un po' scarno... ma boh, questa volta è uscito così xD
     
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    Sarebbe stato tutto più semplice se l'indovino avesse
    considerato i miei desideri oramai – sparsi in cenere – fossero in piccola parte realizzati.
    Nulla di tutto questo a Kattegat mi faceva sembrare più sporca di un misero scarafaggio. Io che ero ed avevo il compito di combattere per quel Dio nominato Odino, ero stata scaricata come un nulla una feccia...sé non agli occhi di Frida che comprendeva, ciò che provavo in quell'istante.
    Lo intuì dal suo sguardo che cadde su di me. Non seppi sé mi vedeva come se fossi una sua pari ma stava di fatto che lei era tranquilla in quel momento.
    E gliene ero molto grata sinceramente avevo l'autostima pari a zero.
    Perciò quando ella esordì che non ero la sola ad essere così per di più proferì che non dovevo nemmeno arrendermi sé l'indovino non aveva previsto un amore...e una famiglia..in più sottolineò che non dovevo preoccuparmi ed anzi che se lo aveva predetto l'indovino non per questo non doveva succedere in verità.
    Dopo di che io le risposi:
    «Ingen de faktisk har jeg en slave ... Clara,
    Min familie blev udryddet !!
    Jeg savner virkelig mine forældre og min bedstefar Andrik, jeg mistet alt i en nat !!»


    «No non lo sono infatti ho una schiava Clara...,
    la mia famiglia sono stati sterminati!!
    Mi mancano molto i miei genitori e mio nonno Andrik, ho perso tutto in una sola notte!!»

    Dopo che le chiese del suo di destino lei le riferii che non lo sapeva...ed abbassò la testa come se fosse triste e il perché lo spiegò poco dopo aveva il terrore di sapere ciò che la attendeva!...Tuttavia lei da una parte la capiva:«Jeg kan forstå, at du slet ikke fej ... men, vel vidende den fremtid, der venter mig hjælper mig til at forstå, hvad der virkelig De vil have mig til guderne ... Freya, Frej og ... men frem for alt, hvad der står til at forberede mig i Odin kamp! For dig må have været vanskeligt, fordi du er bange eller ej?»
    «Posso capirti non è per nulla da codardi ma..., sapere il futuro che mi attende mi aiuta a capire cosa davvero voglion per me gli Dei Freya...,e Freyr ma...,soprattutto quello che dice Odino per prepararmi in battaglia! Per te deve essere stato difficile perchè sei timorosa o sbaglio?»

    Affinché era lì con lei non aveva nulla di male nel parlare con la ragazza
    Tuttavia si stava fidando di quella dolce fanciulla.
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    Edited by ~ Lexi ~ - 29/4/2017, 17:15
     
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    I pensieri di Katrina erano palpabili come l'aria che circondava le due ragazze: più Ingridr guardava il suo viso, più poteva scorgere mille commenti interiori incominciare ad appropriarsi della mente della guerriera.
    Non la conosceva, non perfettamente almeno: non avevano mai parlato più di qualche misero minuto... tra loro s'era creata soltanto una piccola forma di conoscenza.
    Nessuna delle due s'era avvicinata all'altra.. e non perché non lo volessero, bensì perché non ne avevano mai avuto il tempo. Conoscersi, diventare amiche e condividere la maggior parte della propria giornata, significava modificare la propria routine per far spazio alla figura di una sconosciuta... di una persona di cui ancora non si conosceva nulla... la stessa che avrebbe potuto scegliere di pugnalarti alle spalle senza nessuna esitazione alcuna.
    Quindi sì, il tempo - e forse anche la paura -, erano stati elementi cardini della loro storia, quella che sembrava stesse avendo un rinomato inizio proprio quel giorno stesso.
    Inizio burrascoso... e pieno di sofferenza, ma che le avrebbe portate alla grandezza... se soltanto avessero imparato a fidarsi l'una dell'altra.
    "Fiducia"... era un termine complicato che spesso significava prendere la scelta sbagliata... sarebbe stato così anche per loro? Il destino delle due - una proprietaria terriera la prima, ed una guerriera la seconda -, sarebbe stato diverso da quello di tante altre persone prima di loro? Avrebbero fatto, della loro amicizia, un dono ... o una maledizione? Probabilmente l'indovino sapeva quale fosse la risposta a quella domanda, forse moriva dalla voglia di dirlo... ma Ingridr non sarebbe scappata da lui, non gli sarebbe andata incontro... il terrore di conoscere il suo destino era così grande che non sarebbe mai riuscita ad entrare in quella dimora.
    Invidiava Katrina e tutti gli altri... almeno loro conoscevano ogni piccola parte della loro vita, ogni progetto... ogni piccolo momento che si sarebbe verificato. Almeno loro sarebbero stati pronti.
    Pronti.. nessuno era pronto, solo in quel momento - mentre guardava ed ascoltava Katrina -, riuscì ad accorgersene. Nessuno era pronto... e chi diceva il contrario non faceva altro che mentire.
    No non lo sono infatti ho una schiava Clara... Ingridr ascoltò quelle parole con stupore, profonda riluttanza e disgusto: odiava coloro che utilizzavano lo schiavismo come unico regime autoritario, non erano altro che dei gradassi idioti e sapere che lei fosse una di quelli la stupì ... e non poco. Nessuno doveva essere schiavo di nessuno. Non era giusto, non era sano... non era... umano.
    Alzò il capo, cercando calma e conforto nella grande distesa d'azzurro che osservava silenziosa la loro chiacchierata. Criticarla non l'avrebbe portata da nessuna parte, Katrina non viveva per far felici gli altri... né tanto meno avrebbe scelto di comprendere ciò che era nella propria testa.
    Mi mancano molto i miei genitori e mio nonno Andrik, ho perso tutto in una sola notte!! Gli occhi della ragazza si fecero più scuri, stava facendo di tutto per non ricordare... per dimenticare quel che era successo, ma sembrava che il Fato stesse remando contro di lei, affinché si distruggesse sempre di più. - Ti capisco... sussurrò sospirando a fondo. - Anche a me mancano i miei... come l'aria. continuò abbassando il capo, incominciando a tamburellare le dita sul terreno sotto di loro.
    - Non si tratta soltanto di ... timore. Voglio credere che sia io a scegliere il mio destino... e non delle divinità che rispetto ma non conosco. Voglio... voglio essere io ad avere in mano la mia vita.

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    Quella ragazza mi capiva non per la sua espressione, ma dai
    suoi sentimenti così persi e vuoti e cupi come nella nebbia. Non percepii quello stato d'animo per puro ed folle caso bensì, lo avevo intercettato dal momento nella quale uscii dalla dimora dell'indovino.
    Poiché non sopportavo codesta situazione, in fine dei conti avevo finito col giocarmi tutto girando le carte in tavola e proferire il tutto all'indovino ma, così come si poteva andare avanti? Pur sapendo il mio Fato potevo comunque seguirlo?

    Chissà le conseguenze quali sarebbero state sé non eseguivo ogni minima mossa come di solito perseguivo tranquillamente. L' unica che mi ascoltava in quella giornata era questa ragazza Ingridr Frída che aveva il viso così innocente quanto tanto, ma davvero tanto triste che provavo non pena ma come una sensazione strana di doverla proteggere non sapevo da cosa scaturisse quel profondo..., diciamo attaccamento cosa che non posso certamente biasimarla non tutti i giorni potevo fare questa ovvero discutere di un futuro migliore o adirittura un fato che prediligeva un'intera vita da guerriera.
    Dopo tutto Frída, che colpe ne aveva se quel frangente era lo stesso di entrambe? Lo stesso identico modo per il quale comunque sia stavamo affrontando le nostre perdite dei cari. Non vi era una cosa altrettanto più dolente di questa. Nel frattempo che ero sovrappensiero Frída, mi osservò strana nel suo sguardo c'era sicuramente nascosto una delle tante cose che non potevo sapere ahimè ella proferì parola..., - io le avevo solo esordito che avevo una schiava ma, non sapevo se era per quel motivo. Poco importava insomma, lei mi aveva confessato che anche a lei mancava i suoi genitori. In fondo a chi non mancava dico i propri parenti sono fondamentali credo!...
    Poi la ragazzina riparlò del fato come se ne avesse davvero timore, perciò io non feci nulla se non che acconsentire quelle parole per poterne capire il loro significato — perciò mi avvicinai e le presi la mano destra per incrociarle alla sua per poi rassicurarla che con me non doveva avere paura di dire ciò che le passava per la testa quindi le dissi:
    «Du ved også, jeg nogle gange har frygt for at sige noget spåkone! men hvis jeg gør jeg føler ikke sikker, fordi jeg ved aldrig, hvad de skal gøre. Så spørgsmålet om ægteskabet er en blank tavle...»

    «Sai anche io a volte ho timore di dire tutto quanto all'indovino ! ma se non lo faccio mi sento insicura. Poiché non capisco mai come comportarmi. Poi la questione del matrimonio è una tabula rasa...»

    Conclusi di parlare quando la osservai che teneva la testa bassa, forse per la mia incrollabile testaggine non volli andarmene non ancora perlomeno. Avevo troppe cose da dover lasciarmi alle spalle per scappare dal mio passato, presente, ...o futuro.
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    Voglio... voglio essere io ad avere in mano la mia vita.
    Forse peccava di superbia, forse soltanto con quella frase aveva perso la possibilità di rincontrare i suoi genitori. Probabilmente gli déi l'avrebbero abbandonata, così come avevano fatto con tanti altri prima di lei. Magari avrebbero avvicinato la morte alla sua figura, in modo da poter pagare quell'insolenza... quell'offesa così scontata e logica ma tremendamente inaccettabile. O forse l'avrebbero capita... forse avrebbero guardato nel suo cuore ed avrebbero letto l'innocenza di una ragazzina che aveva semplicemente paura... paura di non poter prendere le decisioni che voleva... di non poter fare le scelte che più preferiva... non per il semplice fatto di farle ma di poter continuare ad attraversare il proprio percorso con la consapevolezza di aver messo coraggio ed un filo di sé stessa in ogni piccola decisione e momento della sua vita.
    Oh era un concetto così semplice eppure così complicato che anche lei - che ne era l'artefice - faticava a comprendere.
    Eppure era lì... era vivo nei suoi occhi e soltanto adesso, che l'aveva finalmente pronunciato, riuscì quasi a renderla ... libera. Una libertà strana... una libertà nonostante tutto vera e non fasulla... come quella di un servo o di qualsiasi altro sottoposto.
    Chissà se Katrina sarebbe riuscita a comprenderla... chissà se lei aveva mai provato la stessa cosa... chissà se nei suoi dubbi e problemi c'era posto anche per il proprio.
    Magari..
    Magari Ingridr sarebbe riuscita a portarlo avanti col suo aiuto, magari sarebbe riuscita a prendere in mano la sua vita se Katrina le stava accanto, proteggendola e spingendola a credere in sé stessa, facendole ritrovare quella forza che sembrava le mancasse ma che era lì... dentro di lei... nascosta e timida, impaziente - comunque - di uscir fuori.
    La ragazza cacciò un piccolo sospiro di rassegnazione. Forse stava soltanto giocando con la speranza, credendo nell'impossibile. Si morse il labbro inferiore ed inarcò un sopracciglio nel momento in cui sentì la mano della guerriera afferrare la propria. Quella vicinanza e confidenza quasi forzata non la dispiacque, anzi... portò Ingridr a sorridere piano, davvero colpita dalla ragazza che aveva al suo fianco.
    «Sai anche io a volte ho timore di dire tutto quanto all'indovino ! ma se non lo faccio mi sento insicura. Poiché non capisco mai come comportarmi. Poi la questione del matrimonio è una tabula rasa...» Ingridr ascoltò le sue parole ed annuì, non condivideva affatto il suo problema, semmai la cosa era l'esatto opposto per lei, ma quella dolcezza utilizzata così sinceramente portò la giovane a desiderare di poterla aiutare.
    Ah, se soltanto potesse avere tutte le risposte ad ogni dilemma... se soltanto avesse potuto rendersi utile.
    - Hai bisogno di conferme? Sei alla continua ricerca di un aiuto ma cosa succede se loro non rispondono? Se lui non ti dice ciò che vuoi sentire? chiese forse duramente, nella sua incoscienza. - Penso tu sia abbastanza forte da esser padrona della tua vita. confessò sincera.

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    Di certo io essendo la commander di questo villaggio di Kattegat, non potevo farmi vedere dalla gente così come tutta la popolazione così vulnerabile e debole ma, quello che semplicemente confidavo ad essere più forte di così.
    Sinceramente se non ci fosse stata quella Frída, beh certamente me ne sarei tornata nella mia capanna pensando su che cosa fare per combattere o su quali strategie potessi usare per portare a termine la missione. Nonostante tutto pensai che per la ragazzina di fronte a me non fosse facile dover affrontare delle questioni seppur a lei ‹ignote› (le si leggeva in faccia dopo tutto ambedue eravano più simili di quanto pensassi anche se lei sembrava quasi intimorita quando le presi la mano, poi pensando tra me e me mi dissi:“Ti prego non aver disagio con me. Stai pur certa che puoi stare più tranquilla..ma che pensieri ho oggi? Dovrei avere ragionamenti diversi essendo una guerriera”
    Sebbene non avessi ceduto alle risposte datemi dall'indovino
    presto sentii la Ingridr proferir parola:
    -Hai bisogno di conferme? Sei alla continua ricerca di un aiuto ma cosa succede se loro non rispondono? Se lui non ti dice ciò che vuoi sentire?
    — come se in fondo ci tenesse a me la cosidetta Nëdakh robusta e fiera, non avevo mai capito perché mi chiamassero così i miei compagni di battaglia. Forse in fondo avevo dentro me una corazza nascosta come una grande tartaruga che si proteggeva, ma non era esattamente così io lo dimostravo certo però nel mio cuore sentivo qualcosa che mi mancava e una cosa che era assente attualmente era l'amore non quello da una notte ma quello d'una vita infinita e saggia se c'era la possibilità di poterne avere una. Tuttavia le risposi che sì, cercavo continue conferme perché volevo esser certa che non solo gli dei vegliassero su di me ma, cercavo di capire se anche la mia intera famiglia mi stava guardando da lassù come in fondo avevano fatto nella vita prima di morire per raggiungere il Valhalla. Così prendendo parola proferi — lasciando ora la mano di Frida, —:
    «Ja, Frida jeg hele tiden har brug for. Kender du at se, om mine forældre og min kære bedstefar deroppe jeg stadig se. Så jeg har også denne igangværende forskning for at vide, hvis alt vil være fint fra nu af, ikke så mærkeligt et mirakel efter alle de diviner er blevet en vejledning for mig. Nej, de er ikke stærke til at være i stand til at besvare dit andet spørgsmål, jeg får ganske vanskeligt at opføre sig som en sand kriger selv er sårbare. Hvad med dig så du ligner en pige, som stoler hvad han mener ikke?»

    «Sì, Frída ne ho costantemente bisogno. Sai per capire se da lassù ancora mi vegliano i miei genitori e il mio caro nonno. Dunque ho anche questa continua ricerca di sapere se tutto andrà bene d'ora in poi, non chiedo certo un miracolo dopo tutto l'indovino è divenuto una guida per me. No non sono forte per poter rispondere alla tua seconda domanda mi viene abbastanza difficile comportarmi da vera guerriera sé sono vulnerabile. Che mi dici di te insomma sembri una ragazza che si fida di quello che pensa dico bene?»

    Conclusi con una certa espressione di nostalgia per quello che riguardavan i miei ricordi oramai sbiaditi, ma mai dimenticati.
    Φ
    A volte gli Dei ci pongono di fronte ad eventi del genere, per metterci alla prova. Lei mi ha lanciato una sfida e io intendo accettarla.Φ
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    Tante erano le cose di cui Ingridr aveva paura: il temporale - che violento si scagliava sul terreno intorno alla sua capanna -, il buio - che spesso la terrorizzava -, la solitudine, il giudizio della gente, la società di quel tempo ed il futuro. Erano così numerosi i suoi punti deboli, che sin da quando ne aveva memoria non poteva fare meno di pensare che in realtà, la sua figura, godesse soltanto di pura negatività... per quanto "pura" poteva definirsi una cosa del genere.
    Eppure adesso che ci rifletteva forse era anche normale avere delle paure: dopotutto l'essere umano non poteva certamente considerarsi tale se sprovvisto di esse... ma quanto pesavano? Quanto difficile ti rendevano la vita? Ingridr ne aveva abbastanza della difficoltà... della sofferenza, del dolore... erano dei sentimenti e dei concetti che lei - da quando sembravano averle rovinato la vita -, faceva davvero fatica ad accettare.
    Eppure era proprio quello il bello dell'esistere: la vita era un continuo compromesso, nonostante bisognasse sceglierlo, nonostante fosse piena di infiniti giorni infelici, essa aveva comunque il potere di donarti i migliori anni e di portare avanti un percorso che - a seconda delle scelte effettuate - avrebbe potuto render migliore chiunque.
    Era tutta una questione di carattere, tempismo e decisione. Perché sì, la paura era una delle cose più prevedibili che siano mai esistite, ma non si può pretendere di superarla se prima non si accettava la sua presenza e non la si affrontava a testa alta.
    I suoi genitori erano stati molto chiari in questo: ancora ricordava quella notte... quando spaventata s'era rifugiata nel loro letto... una piccola bambina che tremava come una foglia ancora acerba e piena di incertezze.
    Entrambi l'avevano guardata con un cipiglio alzato. Non hai bisogno di lei... sei forte. Credici anche tu e vedrai che nel momento in cui ti ritroverai faccia a faccia col tuo incubo più grande, ne uscirai fuori vincitrice! da quel momento in poi Ingridr non fece altro che seguire quel suggerimento... anche se le sembrava impossibile, anche se sapeva di non essere poi così tanto forte come i due professavano ... continuò a lottare, perché dopotutto soltanto quello le era rimasto.
    Tante erano le cose di cui Ingridr aveva paura... ma Katrina non era una di quelle: era troppo dolce, troppo disponibile e gentile... affinché lei potesse realmente aver paura. Quel che aveva attraversato i suoi occhi nel momento in cui le aveva stretto la mano non era terrore... né tanto meno ansia... ma sorpresa. Non credeva che fosse così tanto aperta... non lei, che l'aveva sempre sorpresa a distanziarsi dagli altri.
    Si sentì in colpa non appena decise di rompere la stretta, forse aveva dato l'impressione sbagliata e se c'era qualcosa che Ingridr odiava era dare l'impressione sbagliata. «Sì, Frída ne ho costantemente bisogno. Sai per capire se da lassù ancora mi vegliano i miei genitori e il mio caro nonno. Dunque ho anche questa continua ricerca di sapere se tutto andrà bene d'ora in poi, non chiedo certo un miracolo dopo tutto l'indovino è divenuto una guida per me. No non sono forte per poter rispondere alla tua seconda domanda mi viene abbastanza difficile comportarmi da vera guerriera sé sono vulnerabile. Mestiere e passione a parte, Katrina e Ingridr si somigliavano parecchio: entrambe avevano perso qualcuno di importante ed entrambe avevano bisogno dei loro punti di riferimenti: l'unica differenza su questo era che la prima l'aveva già trovato, diversamente dalla seconda, che sembrava esser ancora alla ricerca.
    Che mi dici di te insomma sembri una ragazza che si fida di quello che pensa dico bene?» la ragazza alzò leggermente le spalle e poi accennò un piccolo sorriso di circostanza. - Devo farlo... raramente ci riesco... ma se non mi fido ed inizio a credere in me nemmeno gli altri lo faranno. rispose sinceramente.

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    A guardarla non si direbbe ma quella ragazza ora che era fragile dinnanzi a me pareva la me stessa d'un tempo. Affinché io una guerriera che si stava confidando e mettendo a nudo i miei problemi e pensieri a quest'ultima fanciulla che altri non era che una semplice ragazza impaurita del passato come proprio io ne avevo.
    Una cosa la dovevo ammettere che di certo non aveva paura di una persona come la sottoscritta.

    "Questo era un incontro casuale o dettato dal destino?."

    No tutto accadeva per una sola ragione se lei era lì, probabilmente lo era per una delle tantissime casualità.
    D'altronde non faceva che rinnegare l'incontro alla quale sono stata in precedenza. Ovvero con l'indovino che ahimè non soddisfò nemmeno le mie aspettative. Parlandone con Ingridr comunque quasi me ne scordai, e fu solamente un beneficio per me poiché sfogarsi non era il mio forte, ma sembrava che con Frída passava in un instante quell'angoscia che mi portavo addietro dà giorni.
    Dunque le sorrisi perché ella si mostrava alquanto fragile, eppure aveva un non so che di così familiare dal modo e atteggiamento distante da tutti...assomigliava di certo a me quando ero molto più giovane.
    Tuttavia la sua era un indole particolare, bastava capirlo dal suo adorabile e dolcissimo viso che per giunta lo leggevo come un libro aperto, forse aveva anche lei dubbi sul suo avvenire e chissà qualcos'altro?
    Nonostante tutto io come guerriera dovevo proteggere Kattegat dall'imminente guerra tra gli dei semidei ed i semplici umani.
    Fra non molto, anch'io dovevo raggiunger la fazione umana pur di sconfiggere la malefica e maledetta Hel, che pur di avere dei lottatori aveva deciso di resuscitare dei non morti nel tempio di Uppsala.
    Ed io non potevo certamente starmene in panciolle... purtroppo la guerra era vicina, al solo pensiero che dovevo andarmene più in fretta da lì per combattere contro la fazione oscura strinsi la mano formando un pugno.
    Osservai la fanciulla che mi rispose:
    -Devo farlo... raramente ci riesco... ma se non mi fido ed inizio a credere in me nemmeno gli altri lo faranno.
    Quindi la squadrò meglio vedendo che era sinceramente convinta delle sue parole perciò le riferii quello che da moltissimo credeva ossia:


    «Jeg ved præcis hvordan du føler nu, men hvis du ikke kæmpe tilbage eller du ikke tror på dig selv eller en anden, hvor du vil være i stand til at komme videre i denne verden der er en krig? Fortæl mig Frida uden tøven »


    «So perfettamente come ti senti ora, ma se non reagisci o non credi in te stessa o a qualcun altro, come pensi di poter andare avanti in questo mondo in qui c'è in atto una guerra? Dimmelo Frida senza esitazione »

    Le chiesi senza peli sulla lingua trovandomi nella posizione di quella che in un certo senso stava rimproverando la sua figliola, cosa che fui certamente cosciente nel saperlo ma, quella era la veridicità dei fatti.
    Tutti oramai si stavano apprestando per il peggio, e male che vada ognuno aveva un ottimo senno per doverlo fare la mia era solamente per i miei deceduti familiari nonché anche la mia continua ponderatezza del mio modo di vivere.
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    «So perfettamente come ti senti ora, ma se non reagisci o non credi in te stessa o a qualcun altro, come pensi di poter andare avanti in questo mondo in qui c'è in atto una guerra? Dimmelo Frida senza esitazione » Entrambe stavano dicendo le stesse identiche cose, Ingridr non poteva evitare di cambiare... di migliorarsi, doveva essere più ferma nelle sue decisioni, più sicura di sé e della gente che aveva al suo fianco. Doveva esser fiera della donna che era diventata, perché non era una cattiva persona, non se la prendeva con i deboli e non combatteva contro di loro. Beh in realtà lei non combatteva affatto, ma era davvero un peccato, quello? Non combattere? Sua madre, grande guerriera stimata e rispettata da tutti le aveva insegnato l'arte dell'educazione, del lavoro forzato, della gentilezza e della gratitudine... non erano quelle, le qualità che rendevano una ragazza, una vera donna? Essere guerriera poteva far la differenza, questo era perfettamente ovvio, ma una donna era piena di nobil d'animo. Era aggressiva ma dolce, combattente ma fragile. Accennò un sorriso, per la prima volta si sentì bene pensando a sé stessa... per la prima volta s'era accorta di esser fiera, dopotutto, della donna che era diventata. Perché non aveva permesso che tutto ciò che le aveva fatto male oscurasse il suo cuore, non aveva permesso alle difficoltà di metterle i piedi in testa e di giocare con la sua vita... aveva perso la strada una volta... questo era vero... aveva rischiato di morire, era quasi arrivata a suicidarsi... ma era così bambina tanto tempo fa. Era così... indifesa...
    non aveva nessuno Ingridr, i suoi genitori erano appena stati uccisi e lei s'era ritrovata in una casa che ormai non era più una casa... perché loro non c'erano più e lei aveva visto il suo sogno svanirle via dalle dita.
    Aveva chiesto aiuto, con disperazione aveva pregato gli déi, ma loro non avevano mai ascoltato... non avevano mai prostrato la loro mano, mai... neppure una volta. L'avevano lasciata sola... fino a quando la disperazione l'aveva costretta ad attuare un gesto estremo. Nell'esalare l'ultimo respiro era tornata indietro. L'avevano salvata.
    Se l'avevano salvata, se avevano permesso al suo cuore di battere un'altra volta, voleva dire che se lo meritava... che era importante... che la sua vita e la sua opera non era ancora terminata e che era destinata a realizzare il suo destino... fino alla fine.
    - Io credo in me, Katrina. Probabilmente l'ho sempre fatto ma ho sempre avuto paura di ammetterlo... perché ero terrorizzata dal poter essere nel torto... ma tu.. tu mi hai aiutata a vedere la realtà dietro la finzione. Perciò ti ringrazio... sorrise con dolcezza, stringendole una mano tra le proprie. - Grazie... continuò annuendo, per poi alzare distrattamente il viso e constatare quanto velocemente il tempo fosse passato. - Si è fatto tardi... affermò quindi dispiaciuta... - Devo tornare a casa, tu starai bene? domandò con preoccupazione. Oh sì... sapeva che poteva cavarsela forse anche meglio di lei... ma ormai era come se avesse incominciato a tenerci... era forse sciocco? Scosse il capo e si alzò, pronta per tornare a casa.

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    Come ti ho già avvertita privatamente ho concluso <3 Alla prossima dear :3
     
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